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SPIN DOCTORING E CRISI DEL RUBLO: UNA SFIDA STRATEGICA PER MOSCA

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Lo spin doctoring (1) sta assumendo un ruolo sempre più rilevante nei rapporti diplomatici tra la Federazione Russa e i Paesi dell’Europa comunitaria. In particolare, in merito ai risvolti della crisi ucraina, significativa è stata la campagna volta a contrastare le sanzioni economiche dell’Unione Europea: una campagna di discreto successo, dato che numerose sono state le prese di posizione da parte di esponenti politici dei Paesi UE in favore di una linea conciliante con il Governo di Mosca (2).

Uno di questi casi è costituito dal Front National di Marine Le Pen in Francia, il quale ha preso direttamente posizione sia contro le sanzioni dell’Unione, sia a favore del referendum in Crimea. Secondo un reportage recente del giornalista freelance moscovita Leonid Rogozin per Al Jazeera, la Le Pen è stata apertamente sostenuta attraverso i suoi contatti sui social network dall’ex deputato alla Duma e imprenditore del web Konstantin Rykov (3) e secondo un articolo apparso sul magazine online francese Mediapart nel mese di novembre, avrebbe ottenuto un prestito di 9 milioni di Euro dalla First Czech Russian Bank, un istituto di credito connesso a livello societario con l’oligarca russo Roman Popov(4) .

I sostenitori di un superamento delle sanzioni antirusse nell’Europa comunitaria sono tuttavia presenti non solo tra le opposizioni, ma anche a livello di decision makers più influenti. E’ il caso, oltre a quello già noto del premier ungherese Viktor Orban, del cancelliere austriaco Werner Faymann, con il quale il presidente russo Vladimir Putin ha più volte mantenuto stretti rapporti diplomatici dall’inizio della crisi ucraina e che, a poche ore dall’ultimo summit dell’UE del 18 dicembre, si è dichiarato pubblicamente contrario a proseguire su una linea rigida nei rapporti con Mosca(5).

Se tuttavia tale campagna di spin ha potuto finora avere un discreto successo, è importante notare come essa abbia potuto poggiare su dati concreti a livello macroeconomico. Secondo le cifre fornite dalla Commissione Europea, nel 2012 i Paesi dell’Unione hanno registrato nella Federazione Russa il 7% dell’export complessivo del blocco comunitario. Si tratta di una cifra che quindi è stata di circa 118 miliardi di euro. La Federazione è altresì il quarto maggior destinatario di esportazioni, dopo Stati Uniti, Svizzera e Cina (con l’esclusione di Hong Kong,) (6).

Come anticipato tuttavia, la crisi del rublo delle ultime settimane (7) solleva numerosi interrogativi sull’influenza che questa potrà avere sulla situazione dei Paesi dell’Europa comunitaria. E’ del tutto evidente che, aggiungendosi alle controsanzioni adottate dal Governo di Mosca in merito alla questione Ucraina già dall’estate(8), nel breve periodo un deprezzamento della moneta possa portare a una riduzione della massa di esportazioni dai Paesi dell’Unione verso la Russia.

Tuttavia, per considerare a fondo l’impatto della dialettica in atto, è bene tenere presente anche il volume delle importazioni della Federazione Russa dall’Unione. Considerando i dati ufficiali del report della Direzione Generale del Commercio della Commissione Europea per il 2013, si osserva che l’Unione ha importato beni per 206,146 miliardi di Euro, con un saldo negativo tra export e import per e dalla Russia di oltre 86 miliardi. In generale, negli ultimi nove anni il saldo tra export e import relativo alla Federazione Russa è comunque sempre stato negativo per l’UE(9). Sempre considerando il medesimo documento, nell’export della Russia verso l’UE un ruolo cruciale è occupato dalle commodities dell’energia, che occupano il 77,7% del totale, mentre viceversa l’import dall’Unione è significativo soprattutto nell’ambito dei prodotti finiti (70,4% del totale).

Ecco allora come, già a un primo sguardo, paia evidente come una riduzione della massa monetaria necessaria all’importazione di materie prime per il settore energetico, favorita contemporaneamente anche dal calo del prezzo del petrolio, che molto ha a che fare con l’instabilità del rublo, possa avere un influsso più positivo che negativo per i Paesi dell’Unione Europea, come osservato recentemente anche dall’analista del Financial Times, Sarah Gordon(10).

In effetti tale situazione di basso costo dei carburanti può anche arrivare ad alleviare le difficoltà di quei Paesi che, come l’Italia, maggiormente risentono di una moneta forte come l’Euro e di una pressione fiscale elevata, fatto sottolineato anche dal Ministro dell’Economia italiano Pier Carlo Padoan(11).
Questi dati non sono insignificanti anche dal punto di vista della comunicazione politica. Il rischio per Putin, che fino ad ora ha reagito all’escalation di sanzioni nei suoi confronti minacciando di volgersi esclusivamente verso nuovi partner, come nel caso della cancellazione di South Stream(12), è dunque quello di perdere il vantaggio comunicativo, verso i Paesi europei, fornito dagli evidenti effetti deleteri per l’economia dei Paesi dell’Unione delle sanzioni. Effetti che però ora potrebbero essere presentati, almeno a livello di spin, come parzialmente equilibrati da un ulteriore calo del rublo e del prezzo del petrolio.

Non va inoltre dimenticato, nel caso di un’estensione della crisi russa a livello politico, che l’attuale inquilino del Cremlino si potrebbe trovare a fronteggiare un’opposizione dichiaratamente filo-occidentale, come quella virtualmente rappresentata dall’oligarca Mikhail Khodorkovsky, fondatore del movimento “Open Russia”, che ha recentemente dichiarato di non escludere il rischio per Putin di subire un “colpo di palazzo” come conseguenza della crisi monetaria(13).

Una eventuale discesa in campo di Khodorkovsky potrebbe essere presentata, sempre a livello di spin, come risolutiva per la crisi ucraina e le relative sanzioni, rovesciando appunto l’attuale vantaggio comunicativo di Putin in Europa. In tal senso le recenti affermazioni del ministro degli Esteri del Cremlino, Sergey Lavrov, che lo scorso 22 novembre ha detto nel corso di una conferenza che le sanzioni verso Mosca hanno come scopo “un cambio di Governo”(14) possono leggersi come una manifestazione di consapevolezza della reale sfida comunicativa che potrebbe attendere l’esecutivo russo. Una sfida che lo stesso Putin ha dimostrato di ben comprendere, avendo inoltre affermato, in occasione dell’ultimo discorso al Club di Valdai in ottobre, che il vantaggio degli interessi occidentali risiede nel maggior controllo dei media a livello globale (15).

NOTE

1. Si adotta per comodità la definizione inglese. Per una descrizione soddisfacente del termine può essere interessante l’articolo: http://www.nytimes.com/1996/12/22/magazine/the-spinner-spun.html
2. http://www.euractiv.com/sections/global-europe/russia-counts-eu-friends-avert-further-sanctions-303091
3. http://www.aljazeera.com/indepth/opinion/2014/12/russia-new-european-friend-201412464412580481.html
4. http://euobserver.com/foreign/126693
5. http://in.reuters.com/article/2014/12/20/us-ukraine-crisis-russia-austria-idINKBN0JY0IY20141220
6. http://www.europarl.europa.eu/aboutparliament/it/displayFtu.html?ftuId=FTU_6.2.1.html
7. http://rt.com/business/214779-russia-ruble-drop-record/
8. http://rt.com/business/180316-russian-food-ban-helps-economy/
9. http://trade.ec.europa.eu/doclib/docs/2006/september/tradoc_113440.pdf
10. http://www.ft.com/intl/cms/s/0/676e5c86-8536-11e4-bb63-00144feabdc0.html#axzz3MM8YzYsj
11. http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2014-12-18/padoan-grecia-nessun-rischio-contagio-103242.shtml?uuid=ABuR3XSC
12. http://temi.repubblica.it/limes/la-russia-abbandona-south-stream-e-punta-sulla-turchia/67543
13. http://www.ft.com/intl/cms/s/0/5e6ca5a4-8778-11e4-8c91-00144feabdc0.html#axzz3MM8YzYsj
14. http://rt.com/news/207927-russia-europe-business-usual/
15. http://rt.com/news/199028-putin-speech-best-quotes/

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